Viviamo un momento in cui la trasformazione digitale può diventare davvero la chiave di volta per una Pubblica Amministrazione e un sistema sanitario finalmente all’altezza delle aspettative dei cittadini. L’obiettivo è chiaro: rendere i servizi pubblici più efficienti, accessibili ed equi, sfruttando al meglio l’infrastruttura tecnologica che anche il PNRR ha contribuito a costruire.
Nulla di tutto questo potenziale però può essere davvero messo a terra senza orientare il cambiamento, l’innovazione e l’evoluzione, avendo come stella Polare l’interoperabilità. Senza un ecosistema di dati connessi, infatti, rischiamo di non cogliere tutte le opportunità che questo momento di profondo cambiamento può sprigionare.
L’interoperabilità dei dati è molto di più di una mera questione tecnologica. È il fattore abilitante che può garantire a ciascun singolo cittadino un accesso uniforme ai servizi, indipendentemente dal luogo in cui vive. Se pensiamo al mondo della salute, il nostro sistema sanitario è certamente uno dei i migliori. Tuttavia, il Paese sconta ancora disomogeneità tra le regioni, con differenze sostanziali nei servizi, nelle infrastrutture e nei tempi di accesso alle cure. Lo stesso vale per la Pubblica Amministrazione nel suo complesso.
Troppe differenze tra enti locali, accesso ai servizi pubblici che varia da regione a regione e procedure burocratiche frammentate. Un sistema basato sull’interoperabilità consentirebbe, ad esempio, a ciascun cittadino di poter accedere con facilità alle pratiche digitali senza dover navigare tra piattaforme non comunicanti, di eliminare i passaggi ridondanti, ridurre i tempi di attesa e migliorare l’efficienza operativa degli enti.
Ovviamente non basta raccogliere dati ma dobbiamo essere in grado di usarli in modo intelligente e integrato. Per questo, è essenziale un modello di sistema connesso, dove i dati viaggiano in modo sicuro tra enti locali, centrali, imprese e cittadini, migliorando la capacità delle istituzioni di offrire servizi realmente su misura per i bisogni della popolazione.
Lo stesso vale per il mondo delle cure. Il nostro sistema sanitario potrebbe garantire che un paziente di Bolzano e uno di Messina abbiano lo stesso livello di accesso alle informazioni sanitarie e ai servizi. Ma anche che se un paziente di Messina necessitasse di cure a Bolzano i medici avrebbero a disposizione tutte le informazioni sulla storia clinica del paziente. In questo modo si potrebbe dare vita a un sistema virtuoso di comunicazioni “push” tra ente e cittadino, dove le persone non devono più muoversi da un ufficio all’altro per ottenere un certificato, ma è la PA che fornisce proattivamente le informazioni necessarie.
L’inversione di paradigma è chiara: non più il cittadino a dover rincorrere la Pubblica Amministrazione, ma la PA a mettersi al servizio del cittadino.
Anche l’Intelligenza artificiale in questo percorso farà da padrona e rappresenterà uno strumento strategico per ottimizzare i processi amministrativi e sanitari, migliorando l’efficienza operativa, riducendo i tempi di gestione delle richieste e garantendo risposte più rapide ed efficaci alle persone.
La capacità predittiva dell’AI permetterà di anticipare i bisogni della popolazione proprio in ottica “push”, ottimizzando l’allocazione delle risorse pubbliche e migliorando la qualità dell’assistenza sanitaria.
Il successo della digitalizzazione della PA e della sanità non può prescindere da una collaborazione strutturata tra settore pubblico e privato. Il partenariato pubblico-privato rappresenta un elemento chiave per accelerare l’innovazione, garantire investimenti sostenibili e favorire l’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate.
L’esperienza poi ci insegna che quando pubblico e privato collaborano con obiettivi comuni, i processi di modernizzazione si accelerano, con ricadute positive per l’intero sistema paese.
L’adozione di un approccio digitale basato sull’interoperabilità e sull’innovazione tecnologica è la chiave per trasformare la Pubblica Amministrazione in un sistema più efficiente, trasparente e accessibile. Questo cambiamento non è più rinviabile: la PA deve diventare un punto di riferimento per i cittadini, offrendo servizi sempre più vicini alle loro reali necessità.
L’esperienza di PagoPA e dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente dimostra che si può fare. Le tecnologie, che possono rendere le interazioni tra cittadini e istituzioni più semplici e immediate, ci sono e le persone sono pronte per abbracciare il cambiamento.
È importante che tutti gli attori che possono accelerare questo processo collaborino e guardino nella stessa direzione perché un Paese digitale è un Paese più giusto.